Monday, October 30, 2006

A Riva

Ché è l'ultimo sole del giorno e qui a riva io impasto la sabbia. Deciso: ora faccio un castello e ci metto un bel drago di plastica verde che faccia la guardia a una donna promessa rinchiusa. Poi prendo e mi alzo, strizzo gli occhi e stropiccio le mani, le appoggio sull'acqua che scivola a riva e risalgo. Ché è l'ultimo sole che prendo e dimenticherò quanto immagino ora mi mancherà e mentre quest'uomo che appena conosco rimette a posto le sedie sui tavoli io chiedo -se posso- chiedo qualcosa da bere: è rimasto qualcosa? C'è ancora del vino... Il resto lo metta in un altro bicchiere: il resto lo beva con me. Allora davanti a questo sole che è l'ultimo sole del giorno e del mese dell'anno in cui, quest'uomo che appena conosco, stropiccia le mani e lancia il grembiule che plana su una sedia ed esce con me di nuovo davanti a questo sole che è l'ultimo sole dell'ultimo giorno del mese dell'anno in cui e mi dice: è buffo ma sa non mi ci abituo, tanti anni e non cedo a questo giorno di questo mese in cui tutto chiude e inizia altrove con un maglione pesante. E' il mio lavoro e son qui da anni e non mi abituo, non cedo. Eppure -mi dice- eppure. Sorrido col vetro del bordo del bicchiere che mi scappa dagli angoli in su della bocca, sorrido e strizzo gli occhi: eppure. Già -dice lui- già. Eppure so che da qualche parte c'è già l'inizio, da qualche parte c'è già il sole che sbuca di nuovo e la sabbia da drenare e le file numerate, la corrente da attaccare di nuovo per sentire il banco dei gelati ronfare. E un po' dimenticherò quanto immagino ora mi mancherà e non ne avrò il tempo a meno che non sia il tempo a farsi avanti. Il punto è comunque farsi trovare pronti, no?
La aiuto a lavare i bicchieri. Rientriamo con appena un brivido sotto le camicie.

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